cooper76 |
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| CITAZIONE (kg9bis @ 30/9/2007, 11:34) "Il cavallo è alla sorgente": questa frase ripetuta due volte nel film (una dagli anziani della comunità polacca seduti attorno ad un tavolo con la Lost Girl, l'altra dal Confessore occhialuto con un imprecisato interlocutore telefonico durante una delle rivelazioni di Laura Dern) mi ha molto impressionato e, credo, contribuisca a creare una certa atmosfera ulteriormente suggestiva nel film... ...che ne pensate ?.... . Qualcosa della vicenda polacca è irrisolto, inquieto, chiede giustizia. «Il cavallo torna alla sorgente» indica ancora l'immagine del cerchio, del ritorno, il concetto di una necessità che - anche attraverso il tempo - le cose debbano tornare, chiudersi, ma chiudersi nel senso di appianarsi, chiudersi in maniera " armonica". In sospeso, dalla vicenda polacca, c'è un amore tragicamente annientato col sangue (di lui), amore che ora esige la riscossione del debito, cerca "giustizia". Ed ecco Lynch decantare un amore per così dire "epico"(già presente in Cuore selvaggio), un amore che sfida la morte e soprattutto sfida il tempo, un amore troncato violentemente e che ora affida allo scorrere del tempo le speranze di un ritorno, una rinascita. Ma il tempo lo sfidano anche il "male" e la vendetta: come già in Strade perdute, anche qui c'è un "burattinaio" che tira i fili, una manifestazione ambigua ed inquietante del "cerchio del destino" che attraversa indisturbato i piani temporali. In Strade perdute fu"l'uomo in nero"; in Inland Empire appare nella veste di Crumpy, il polacco(chiamato anche "il fantasma") personificazione maschile della vendetta, l'ansia di vendetta per il tradimento d'amore subito, un'ansia che trapassa il tempo, che «cerca un ingresso»: nella vicenda polacca Crumpy era l'ex della alter ego di Susan , era colui che roso dalla gelosia le uccideva il suo nuovo amore. Al termine del film, Nikki-Susan ucciderà Crumpy il polacco e in questo modo chiuderà il cerchio, riscuoterà il debito, ristabilirà un ordine. Ma non basta, e qui la retorica di Lynch crea un lieto fine onirico e maestoso: Susan dona (tramite un bacio) alla sua "antica" alter ego il proprio marito , che è il "proprio marito" nel secondo piano narrativo, il film nel film, ma è anche lo stesso attore che nella vicenda polacca interpretava il ruolo dell'amante che veniva ucciso da Crumpy; le dona il marito e le dona un figlio: giustizia è fatta e il cerchio si chiude.
“Il cavallo che torna alla sorgente” innesca il motivo del ritorno a ciò da cui, volendo attenersi alla metafora fluviale, ci si abbevera prima di andare. “Tornare alla sorgente” è dunque il fine del film e la fine della donna, che asciugherà con la sua sparizione la lacrima di un’altra sé, in un altro suo mondo.
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