Ritorno a Twin Peaks parte 3

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gigante95
view post Posted on 22/3/2009, 11:57




AUTOSTRADA PER TWIN PEAKS

Cooper era nella sua macchina, un ultimo modello di mustang, e premeva con tutta la sua forza l’ acceleratore della macchina.
Superò un cartello stradale scolorito dalla pioggia che cadeva proprio in quel momento dal cielo nuvoloso e afferrò il suo registratore dalla tasca. Era nuovo, non più nero come il precedente, ma grigio chiaro. Il modello, in fondo, non era poi così tanto nuovo, ma Bob non aveva quasi mai deciso di usarlo, odiava quel “tic” di Cooper.
Premette il pulsante della registrazione e iniziò a parlare:
“Diane… sono quasi arrivato a Twin Peaks. Spero di ritrovare i miei vecchi amici, e spero davvero che non ci siano logge misteriose nelle vicinanza. Davvero ho deciso di prendermi una vacanza e non voglio, per nessun motivo, essere immischiato in un caso.”.

Il cartello “Twin Peaks” venne superato dalla macchina a tutta velocità. Cooper spense il registratore, e Bob iniziò a ridere, piegando la testa all’ indietro e senza nessuna paura di fare un incidente. Perché Cooper sarebbe morto, ma lui no. Lui non poteva morire!

Ma perché Bob rideva? E chi lo sa!

CASA BLACKBURN, TWIN PEAKS

Annie Blackburn aveva deciso di ospitare sua sorella in casa sua, Norma, infatti, era depressa per il suo divorzio con Ed (bensì lo avesse proposto lei stessa) e ora dormiva per ore e ore di seguito. Non le importava di arrivare in tempo al lavoro.
Ma ora Norma non stava dormendo, ma stava fissando Annie, che a sua volta stava guardando ciò che stava succedendo fuori dalla finestra.

“Cosa guardi?” chiese Norma.
“Aspetto Dale” rispose la sorella.
“Annie, ti ha mollata, ti ha picchiata a sangue. Mio dio. Ti fidi ancora di lui dopo tutte le violenze che hai subito di sua mano?
Per colpa sua sei anche stata rapita da un killer che chi si ricorda come cavolo si chiama che ti ha portata in un palazzo con le tende rosse che chi si ricorda come cavolo si chiama e tu ti fidi ancora di lui?”
“Io amo Dale. E non so perché, sento che sta arrivando.”

CASA HURLEY, TWIN PEAKS

“Allora, James. Ci trasferiamo si o no?” Donna Hayward era seduta su di un comodissimo divano blu. Molto azzeccato con il colore dei mobili, dovrei aggiungere.
“James Hurley guardò Donna negli occhi, prima che potesse aprir bocca, però, la moglie lo ricominciò a parlare “Sto aspettando un bambino, James. E due cose non voglio per lui : un padre che tradisce la madre nei suoi lunghissimi viaggi in moto e una casa in un paesino così odioso e…”
James la interruppe “Da quand’ è che odi Twin Peaks?”
“Da quando, bè, da quando Laura… se n’ è andata”
“E perché non me lo hai mai detto?”
“Io… oh, James. Io ti amo. Ti amo tanto. Non vorrei… discutere con te, ma, cerca di capire, lo faccio per il futuro di Jessica”
“Quando Jessica nascerà Twin peaks sarà un ottimo luogo per crescere e vivere la vita.”
“Ma non per me. Oh, James, non voglio… ho paura che… bè, anche lei se ne vada. Che venga anche lei uccisa da Bob. Capisci?”
“Jessica non morirà, Donna. Lei vivrà a Twin Peaks insieme a noi e imparerà a vivere. E’ chiaro? Noi non ce ne andremo da Twin Peaks. Mai!”
“Ma james. Ho paura di questo luogo!”
“Donna, ci hai vissuto per tutta la tua vita!”
“JAMES, VOGLIO ANDARMENE!”
“Se è quello che vuoi, allora va bene.”
“Oh, grazie. GRAZIE!”
Marito e moglie si baciarono appassionatamente.
“Oh, James! Io …”
“Donna, che cosa…”
“io… stò per vomitare. Oddio, scus…!”
Donna corse in bagno con tutta la velocità che poteva permettersi con un feto di tre mesi nel vente.
Si chiuse dentro e uscì dopo molto tempo. Era pallida in volto. Poi cadde a terra. Priva di sensi.
“DONNA!” james era terrorizzato. “Oh mio dio. Donna. Mi senti? Donna?”

Il padre di Donna arrivò qualche minuto dopo. Frettolosamente misurò la pressione della figlia e aspettò che si riprendesse. “William, che cos’ ha?”
“Io… credo che sia solo un disturbo per via di Jessica, o di Mike….”
“Secondo te perché Donna è sicura che sia una femmina?”
“Be, mi ha raccontato che lo ha visto in sogno, ha detto di aver visto una bimba avvicinarsi a lei e chiamarla mamma. Poi Donna, sempre nel sogno, l’ ha chiamata Jessica. Quindi ora è sicura che sia una bimba”
“Strano, non me ne ha mai parlato”
“Forse aveva paura che non le credessi”
“Paura?”
“Senti, non credo che sia il momento di parlare di questo.”
“E perché no? Perché non…”
James smise di discutere. Donna si stava riprendendo.
La donna aprì gli occhi e vide il padre.
“Oh, CiAo PaPà”
“Ciao, piccola, stai bene?” rispose il padre.
“Mi dispiace di averti fatto spaventare. Mi disp…”
“Su Dana, rimani stesa” disse James.
“Oh, James. Io…”
“Non fa niente, stenditi”
William Hayward si alzò dalla sedia su cui era seduto, poi disse, afferrata la sua valigia “Non andare al lavoro per questa settimana, ciao piccola”
“Ciao, papà.”
Il dottore se ne andò senza salutare James. Troppo preoccupato per la sorte della figlia.
“James, come diavolo facciamo adesso?” chiese Dana. Ancora stesa sul divano sul quale era stata appoggiata.
“Ti prometto che riuscirò a trovare un lavoro. Dammi tempo!”
“Ti ho già fato 10 anni di tempo per trovare un posto di lavoro. Ora o lo trovi o ti caccio di casa. Non posso mantenere tre persone solo con il mio stipendio”
“Una settimana fa Selly mi ha proposto di venire a lavorare al double R.”
“E non hai ancora accettato? Chiamala immediatamente!”
James andò a telefonare lasciando sola Donna, la quale si stava abbandonando di nuovo ad un mondo di sogni bellissimi e terrificanti…
 
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