Ritorno a Twin Peaks

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gigante95
view post Posted on 18/3/2009, 16:46




DOUBLE R. BAR TWIN PEAKS
Capitolo 2
E ora spostiamoci in un bar della soleggiante cittadina di Twin Peaks, l’ R. R. bar.
Entriamo dalla porta principale, ad accompagnarci dentro, anche se non può rendersi conto della nostra presenza, è Ed Hurley.
Ed Huley si sedette nel secondo tavolino a sinistra e aspettò che arrivasse un qualche cameriere.
A servirlo arrivò, con passo leggero e impercettibile, Shelly Johnson, era molto attraente quel giorno, si era truccata molto bene per il suo compleanno, che sarebbe stato festeggiato alle 9 di sera lì al Doble R bar
. Shelly si abbassò leggermente verso Ed e gli chiese:
“Cosa ti porto, Ed?”
“Un caffè, grazie”
“Ma certo, te lo preparo subito”
Shelly si girò verso il bancone, fece qualche passo verso di esso ma di colpo venne fermata da Ed
“Ah, Shelley?”
“Si?”
“Auguri”
Shelly illuminò Ed con un lieve sorriso, poi andò dietro al bancone per preparare il caffè, cercò di essere il più veloce possibile, in quanto voleva rimanere un altro po’ con Ed, non solo per tranquillizzarlo per il recente divorzio con Norma Jennings, ma anche perché aveva voglia di stare un po’ accanto a qualcuno sicuramente più gentile di quell’ orribile Bobby Briggs. Ciononostante la macchinetta versò il caffè nella tazza molto lentamente e Shelly si ritrovò a servirlo dopo 30, infiniti secondi.
Mentre Shelley arrivò al tavolo di Ed il cliente estrasse dalla sua tasca un piccolo pacco regalo, che porse a Shelly.
Shelly scoppiò a ridere, poi disse : “Oh, Ed. Non dovevi”
“Su, Shelly, aprilo”
E Shelly lo aprì. Nel pacco regalo c’ era un un piccolo libricino intitolato “Guida Turistica a Twin Peaks”. Shelly guardò Ed e rise piegando la testa all’ indietro. “Be, per imparare a fondo i segreti della propria città…” commentò la cameriera.

SEDE DELL’ FBI, WASHINGTON D.C
Capitolo 3
Il corridoio del terzo piano della sede dell’ FBI di Philadelpihia era deserto. Sembrava deserto.
Io lo considero deserto perché in questo corridoio noi non possiamo percepire alcuna presenza. Perché noi non possiamo percepire qualcosa che noi non possiamo percepire.
Nel corridoio del terzo piano dell’ FBI di Philadelphia, deserto, il silenzio era toccante.
Ma ugualmente nel corridoio c’ era qualcuno, o qualcosa.
Quel qualcosa aveva dei capelli grigi molto lunghi, un naso adunco, ed era molto potente. Ma ne io ne voi possiamo vederlo, ne udirlo. Perché lui è Bob, e noi non possiamo vederlo, se non in sogno.

Cooper era posseduto da Bob, ma adesso lo spirito girovagava per i corridoi dell’ Fbi, sapendo che il suo ospite, in quel momento, era in un sonno profondo. Ma Bob voleva fare presto, non voleva che Cooper si risvegliasse prima che lui fosse rientrato nell’ ospite, o sarebbe successo come l’ altra volta…. Cooper fingeva di dormire e aveva in mano una siringa piena di un qualche tipo di benzodiazepina molto forte (che non aveva avuto la possibilità di usare non appena Bob fu entrato nel suo corpo dopo gli avvenimenti nella loggia nera, in quanto la possessione accadde troppo velocemente e inaspettatamente per l’ agente), che non permise allo spirito di prendere il controllo del corpo per circa 20 minuti. I quali, comunque, non sono stati sufficienti all’ agente per avvisare qualcuno come Gordon Cole della presenza di Bob nel suo corpo.
Peccato.
Bob cercava altre vittime, cercava qualcuno da uccidere, da spappolare nelle sue mani. Ma non da possedere. No, possedere no. Cooper gli piaceva troppo.

Bob, dicevo, stava cercando vittime, ma non ne trovò neanche una. Bob, infatti, non si era ancora reso conto che quel piano, che non aveva mai visitato, era un piano destinato soltanto al poco personale autorizzato, il quale oggi era quasi tutto in ferie per ferragosto.
Bob, dopo avere attraversato ogni porta decise che sicuramente sarebbe stato meglio tornare nella sua … “casa”.
E infatti Bob era arrivato appena in tempo, vedeva Cooper che aveva smesso di russare e che quindi non stava più dormendo profondamente.
Bob rientrò nella sua tana velocemente, e per Bob fu di nuovo un sollievo poter udire i piaceri terrestri. Lo stare seduto su una comodissima sedia rossa. Il sentirsi riposato…. L’ avere un malloppo di pratiche da firmare! No, quello no!
Cooper Bob fissava intensamente il malloppo di pratiche di fronte a lui. Sbuffò e iniziò a leggerle velocemente non capendo neanche un poco di quello che si trovava scritto in quelle pagine.
Poi lesse “Twin Peaks” e si raddrizzò subito sulla sedia. Sulla pratica era scritto :Si prega l’ agente Dale Cooper di andare a ritirare i rapporti del caso “Twin Peaks” dagli archivi nel seminterrato. Vogliamo anche ringraziarlo per averci permesso di aggiornare questi ultimi.
CooperBob si alzò e pensò di prendersi anche lui una bella vacanza. Si, una vacanza a Twin Peaks. Perché sapeva che solo lì avrebbe potuto trovare delle belle ragazze da trucidare. O da possedere così potentemente da distruggerne l’ anima. Come aveva fatto con Josie Packard, pensò. Sorrise.
Si stava per sedere di nuovo sulla sedia quando notò che il muro si era trasformato in una tenda rossa.
Bob si diresse verso di essa, la scostò fino a quando non raggiunse un apertura che potesse farlo passare.
Bob notò che gli occhi del nano, che era seduto sulla sua solita poltrona, lo stavano scrutando.
Laura Palmer era indifferente riguardo alla presenza del suo mietitore. Cooper ( l’ altro ) guardava incuriosito il suo stesso corpo posseduto da Bob. Mike non era presente. Non era presente alle riunioni della loggia da 20 anni e passa.
Bob abbandonò il corpo di Cooper, il quale iniziò a volare per aria, e si posizionò di fronte ai suoi ospiti.
Il nano parlò:
“Duaevi eandeuare a Tweien Peaiks” (devi andare a Twin Peaks)
“Perché?” Bob sapeva di doverci andare. Ma solo per rilassarsi uccidendo qualche bella fanciulla. No per… “lavoro”.

Cooper aprì gli occhi. Guardò il nano seduto sulla poltrona e una vecchietta che lo stava fissando a sua volta parlare con Bob. Ma lui non poteva vedere Bob. Cooper era debole. Cercò di muovere il suo braccio destro verso… Laura.
La ragazza non si ritrasse quando vide che Cooper la stava toccando. Ma Bob si agitò.
Tornò nella sua tana e abbandonò di tutta fretta la loggia la cui entrata si richiuse verso di lui non appena fu tornato nell’ ufficio di Cooper. Il suo ufficio.
Davanti a lui Gordon Cole, senza più gli apparecchi alle orecchie perché si era scoperto totalmente guarito, fissava CooperBob con aria stupita, poi, con un fil di voce disse :
“Che ci facevi dietro al muro, Cooper?”
Bob fissò Cole e gli disse. “Mio caro, stavo solamente prendendomi un caffè nero dalla mia macchinetta!”
“Ah”
“Lasciamo stare le sindromi da caffè, allora, ehm…” Cole cercò iniziò a cercare qualcosa tra tutte le cartacce che aveva sotto il braccio destro “Ah, eccolo qua. Eccoti un deplian per le gite in montagna a Twin Peaks. Non so perché ho creduto che volessi tornarci! E poi, su, bello mio. E’ piena estate! Fatti una bella gita!”
Cooper annuì. Afferrò il deplian e lo lesse velocemente.
“Sai, Cole? Sei arrivato nel momento giusto. Stavo per andarci in vacanza, a Twin Peaks.”
“E perché, un escursione sulle cascate non è vacanza? Buon viaggio, bello mio!”
 
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Dale Cooper
view post Posted on 13/4/2009, 05:24




Idem come da altro post ;)
Fossi in voi mi concentrerei maggiormente sulle atmosfere e meno sui dettagli numerosi della trama...
Critica costruttiva, ovvio ;)
 
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1 replies since 18/3/2009, 16:46   101 views
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